Al teatro Masini di Faenza, dal 29 al 31 Gennaio, il comico veneto presenta la storia surreale di Toni Sartana, dopo aver frequentato negli ultimi anni molti canali di comunicazione alternativi, a partire dai social network.
Autore, attore, scrittore, comico, personaggio televisivo, youtuber e vedremo ancora cos'altro s'inventerà: Natalino Balasso, dopo il successo televisivo con i programmi Mediaset, esce dalla scena della tv, tenuto fuori dai palinsesti televisivi con la scusa delle parolacce con le quali amplifica il messaggio delle sue sferzanti battute, e dopo ripetute richieste di modificare i testi degli spettacoli. Ma non per questo si ferma, affidandosi a forme di comunicazione libere da censura, come alcuni teatri e le piattaforme on-line come Facebook e Youtube, su cui attraverso il canale Telebalasso ha già pronunciato anche Discorsi di Capodanno in cui con la sua tipica comicità apre gli occhi su un modo diverso di vedere le cose, mostrando punti deboli e limiti mentali nei quali spesso per pigrizia ci rinchiudiamo. Nella sua seguitissima pagina Facebook invece, che cura personalmente, oltre a pubblicare post su fatti di cronaca o politica, tiene una rubrica settimanale dal titolo “Bassa Qualità” e risponde personalmente ai commenti dei lettori, senza usare Social Manager o metodi che ne limitino la spontaneità.
Ed eccoci ai teatri: dopo aver toccato, fra le altre, Venezia, Padova, Verona, Lugano e Milano, la prossima apparizione sulle scene di Balasso sarà in questo week-end al teatro Masini di Faenza (RA), con la sua La cativissima. Epopea di Toni Sartana, accompagnato da Francesca Botti, Marta Dalla Via, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan e Stefano Scandaletti. “La cativissima è la prima commedia di un progetto di trilogia che ho preparato per il Teatro Stabile del Veneto - spiega lui stesso - L’idea è quella di creare l’epopea di un personaggio surreale e fuori dagli schemi, Toni Sartana, appunto, il quale non ha mezzi termini, non ha remore morali, è totalmente ignaro di ciò che significa correttezza. Toni Sartana tradisce chiunque pur di raggiungere il suo scopo e il suo scopo si direbbe sconosciuto a lui stesso. Vuole possedere per il semplice gusto del possesso. Per lui, le persone, dalla più prossima alla più sconosciuta, sono solo strumenti.” Una nota infine riguardo alla scrittura: il linguaggio della commedia, che pure è tutta in italiano, è intriso di venetismi e pronunce locali che contribuiscono a “quelle ‘tante lingue dell’italiano’ richiamate da Pier Paolo Pasolini”.
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